Recentemente mi capita abbastanza spesso di confrontarmi sui modelli organizzativi.
Ovviamente ciascuno ha il proprio stile e le proprie convinzioni; io per dire sono fortemente orientato a sistemi organizzativi piatti con importanti elementi di self-management. Le mie tra l’altro si stanno sempre più rafforzando perché vedo i risultati che produciamo anche grazie a questo modello. Sta contribuendo anche la lettura di un libro che racconta di diversi casi interessanti che condividono con successo la stessa filosofia di base (se vi interessa il libro è questo).
Una cosa però mi colpisce sempre a prescindere dalla filosofia di gestione ed è lo stupore o perplessità che percepisco quando racconto del livello di trasparenza sulle informazioni che adottiamo da noi. La cosa è abbastanza semplice: ogni persona che lavora in Digital Accademia condivide di fatto le stesse informazioni.
Io e lo stagista arrivato da un giorno abbiamo accesso alle stesse informazioni sull’azienda: gli obiettivi e il grado di raggiungimento degli stessi, i progetti, la pianificazione di tutti i colleghi, le opportunità commerciali, la marginalità dei singoli progetti, i costi per livello di seniority e tutta la reportistica.
E questo non avviene perché penso che sia una cosa elegante da fare. Semplicemente non riesco ad immaginare un modo più efficiente di coordinare il lavoro. Avere, ad esempio, tutti un quadro chiaro e aggiornato sugli obiettivi aziendali e su come stiamo procedendo aumenta la responsabilità e consapevolezza del contesto in cui si opera. Diventa quindi più semplice per tutti dare un senso alla soddisfazione diffusa che ci può essere in determinati momenti o allo stress per la difficoltà a raggiungere determinati obiettivi in altri.
Se andiamo poi su temi più sensibili come costi e marginalità, la trasparenza è indispensabile a sviluppare una consapevolezza del lavoro e del modello con cui opera l’azienda. Nel nostro caso, ad esempio, sono convinto che solo una persona molto immatura e informata male possa non capire per quale motivo ci sia una sostanziale differenza tra il valore di una giornata venduta al cliente e quello della retribuzione percepita. E sono altrettanto convinto che serva esplicitare in maniera molto chiara questo effetto moltiplicatore per far comprendere che il valore venduto include tutta una serie di fattori che non dipendono direttamente dal lavoro della singola persona. Significa capire la differenza tra essere un freelance e far parte di un’azienda e quindi del significato di far parte di un qualcosa di più grande da cui dipende molto del successo. Parliamo di brand, reputazione, struttura, affidabilità, attività funzionali alla vendita e al funzionamento, ricerca e sviluppo e così via.
Allo stesso modo è fondamentale capire che crescere di seniority significa costare di più all’azienda e al progetto e che quel valore quindi deve essere effettivamente espresso. Se poi il tutto avviene in un sistema come il nostro in cui la pianificazione è fatta direttamente dal project manager che sceglie di lavorare con quel collega, garantire e comprendere questa coerenza tra valore espresso e computato è fondamentale.
Per me garantire questa trasparenza vuol dire soprattutto esprimere la mia fiducia nelle persone che ho assunto: fiducia che sapranno fare le valutazioni corrette e un buon uso delle informazioni che ho deciso di condividere. E quando mi trovo a discutere su questo aspetto con persone che hanno una visione differente dalla mia di solito penso:
Se non mi fido delle persone che assumo non ho forse un problema più grande della riservatezza?